“‑il marchio
dovrebbe, a mio avviso, riflettere un modo
di essere, uno stile di vita.
Rimandare e far proprio un immaginario.
E molto spesso i prodotti oggi e la comunicazione relativa funzionano così. Si
fanno marchi e prodotti
per anticipare stili di vita e soddisfare bisogni
che vanno formandosi.
Quindi più di un segno penserei a qualcosa
che descrive e anticipa.
Se fosse possibile creerei un odore, un profumo.
Oppure inventerei un colore, come alcuni artisti hanno fatto per segnare la propria ricerca…”
‑Carlo
Branzaglia docente di “Teoria della Percezione”
alla Accademia di Belle Arti di Bologna
Ricerca e riconoscibilità
Il panorama attuale legato all’identità visiva dei Collegi dei Geometri in Italia è pressoché confusa e spesso ripiega in forme di “lettering” composte, poco coerenti ed in alcuni casi addirittura casuali. In altro modo è vista la scelta cromatica che è spesso curata, con identificazione di colori vivaci e ricercati. Questo approccio al sistema comunicativo porta ad allontanarsi da una freschezza di segno e da una chiarezza del messaggio. A tal punto si posso distinguere cinque grandi famiglie in cui far rientrare le identità visive analizzate:
tipografici
monogrammatici
iconici
araldici
illustrativi
tipografici
denotano una forma legata alla composizione di caratteri costituenti la nomea o l’acronimo in una struttura definibile semplice e geometrica. Il tutto risulta relativamente armonioso e distintivo nell’insieme.
monogrammatici
quasi tutti sfruttano la forma del cerchio o del quadrato all’interno dei quali sono inscritti l’acronomo o la lettera di maggior riconoscibilità, identificata con la “G” maiuscola. Solo la “cassa italiana geometri” e la “AGIT” rivelano una ricerca geometrico formale, la prima nell’acronimo, la seconda nel simbolo, chiaramente di origine topografica, riportante anch’esso inscritto l’acronimo.
iconici
in questa tipologia la forza predominante viene dal segno iconico richiamante gli ambiti in cui opera maggiormente il collegio.
araldici
utilizzano peculiarità tipiche del luogo, insieme o parti di realtà già ben identificate come stemmi o simboli delle località di appartenenza.
illustrativi
sono i più dinamici e forse i più ricercati, abbinano uno studio dell’acronimo a forme figurative o fotorealistiche che ne denotano una contemporaneità del visual.
Dalle identità analizzate si osserva un utilizzo predominante delle forme geometriche semplici, quali: cerchio, triangolo e quadrato. Su tali strutture è plasmata la “G” o l’acronimo. A tali forme sono spesso associati oggetti di uso tipico dell’attività svolta o di maggiore riconoscibilità della categoria, con un “body-text” composto semplicemente e riportante la nomenclatura. I colori utilizzati si possono identificare, tralasciando quelli illustrativi e altre piccole eccezioni, in sfumature sobrie dalle cromie calme e seriose, quasi sempre tendenti al color blu o in tonalità con il verde. Pochi e solo appena accennati i contrasti ricercati tra i colori complementari come giallo/viola o blu/arancio.
In sintesi la maggior parte dei marchi/logo risultano di difficile lettura con una sovrabbondanza di informazioni che determina un caos informativo.
L’attuale marchio “CGC” (Collegio Geometri della Provincia di Cuneo) si posiziona come struttura nella famiglia dei monogrammatici con una ricerca formale pulita e di chiara lettura anche se le forme, geometriche e pure, donano una rigidità e freddezza dell’immagine dovuta all’indurimento delle linee guida e allo sfruttamento di forme molto tecniche.
una nuova identità
Nel definire il posizionamento dell’identità “cgc” bisogna analizzare il contesto in cui opera il collegio. Ruolo fondamentale è di essere punto di riferimento per la categoria, racchiudere i valori informativi e di consulenza, avere forte valore istituzionale.
L’immagine che deve scaturire è di una strutture stabile e forte, ma contemporaneamente armonica, flessibile e modellabile per adattarsi meglio alle diverse esigenze degli iscritti. Il concetto da cui prende vita l’elaborato è una struttura ramificata di collegamenti (i vari ambiti in cui si muove e le diversità dei componenti) che interagiscono tra di loro facendo capo ad un fulcro fondamentale che è comune a tutte le parti (l’istituzione come punto di riferimento e di direzione).
Il logotipo, una parola-persona
Quando una parola si concentra in un carattere a stampa e si fanno inseparabili segno, significato e supporto grafico, allora non si ha più una semplice parola, ma una parola oggetto, anzi una parola persona, l’espressione di una identità. Un nome che agisce perché trascrizione alfabetica di un complesso di suoni ma anche per il suo aspetto grafico si chiama – non senza un poco di dotta intimidazione – logotipo…
Franco Fortini, Carattere e identità Olivetta, Milano 1971
Ho sviluppato in questo senso il “logos” (fig. 1) la parte descrittiva “collegio dei geometri della provincia di cuneo”. È composto in un carattere della famiglia “bastoni moderni” con un occhio centrale molto ampio adatto alle successive manipolazioni restando sempre di facile lettura. La forma è lineare e molto geometrica. La composizione tipografica è stata effettuata in corpo m/m (tutto minuscolo) evitando le maiuscole che disturberebbero l’armonia dell’andamento orizzontale del testo (fig. 2). Le quattro entità formatesi, quasi facessero parte di un tessuto connettivo, sono collegate per mezzo di ascendenti e discendenti di alcune lettere (p, g, l, d) che, fondendosi, originano una texture omogenea. Il logo diventa grafismo, quindi, oltre al valore “letterale” assume valore comunicativo visivo e quindi connotativo di quel gruppo di parole (fig. 3).
Ho identificato all’interno del logo tre vertici di un ideale triangolo posizionati in corrispondenza di 3 “o”. Queste, rese piene, identificano la caratteristica forma del capoluogo (Cuneo) (fig. 4). Sono state anche apportate alcune modifiche: eliminati i puntini sulle “i” per evitare confusione all’interno del logo e troppe sfilacciature all’esterno; allungata la gamba della vocale “a” nella preposizione “della” per addolcire l’abbondanza del bianco in quella zona e restituire maggior equilibrio; spostamenti delle parti e adattamenti delle ascendenti e discendenti per una miglior armionia (fig. 5). Il tutto è stato inclinato di 8,5° così da imprimere alla lettura un senso positivo di andamento dal basso verso l’alto (fig. 6).
La forma del marchio è forte di contrapposizioni.
Nasce da una forma circolare irregolare e si basa sul disegno dei vertici del triangolo del logotipo (fig. 7). L’acronimo “cgc” ha una struttura prettamente geometrica con bilanciamento di forma e di peso. Il disegno sviluppato è addolcito, nelle troncature con arrotondamenti e negli angoli con smussature, mantenendo comunque un rigore e una sobrietà formale (fig. 8).
La prima “c” è volutamente maiuscola e speculare, la schiena si fonde alla lettera “g”, la quale viene spogliata di alcune sue tipiche caratteristiche, senza compromettere la riconoscibilità della lettera. Rimane solamente il foro centrale nella parte superiore (occhio centrale) (fig. 9). Da questa si genera la “c” che in questo caso è minuscola ma con spessore della traccia maggiore per bilanciare le dimensioni minori. Le tre unità fuse a formare il marchio sono leggermente inclinate con la parte inferiore verso l’interno e, facendo perno al centro del foro della “g”, ruotate, per mantenere l’effetto ottico orizzontale (fig. 10). Il tutto sfonda la sagoma circolare entrando in contatto con ciò che è al di fuori tramite una porzione della prima “C” come se l’esterno entrasse nella sagoma circolare per dare origine al marchio (fig. 7). Il colore scelto è, un grigio/blu, richiamante ispirato alle nuove tecnologie unendo la sobrietà e positività del colore blu con la neutralità e la serietà istituzionale del grigio. Un unico colore di eccellente utilizzo su qualsiasi superficie e con le più diverse tecnologie.
Un utilizzo moderno della geometria classica ha permesso di creare su basi tradizionali una forma apparentemente irregolare.
Questo marchio/logotipo è adatto ad essere riprodotto in versione bidimensionale o 3D, da pochi millimetri a gigantografie su pannelli. Porta con se una struttura facilmente utilizzabile e riconoscibile così da poter essere applicato nei diversi ambiti che andrà ad esplorare.
Marchi e logotipi sono molto più che semplici emblemi o sigle:
essi identificano un prodotto, un servizio o una organizzazione
li differenziano dal mercato
aggiungono valore, almeno nella maggior parte dei casi
rappresentano beni potenziali
sono il contrassegno di importanti proprietà legali immateriali.
Niente male per dei semplici “segni”. In certi casi
valgono più
della stessa azienda e di tutte le sue filiali messe insieme.
Luca Novelli, “I segni filosofici” in Grafica&Disegno, n. 3 / 1992